Dal 1865 fu dominante alla Casa Bianca la figura dell’astigiana Francesca Armosino, donna per nulla attraente ma intelligente, pratica, e con l’energia necessaria ad assistere il Generale consumato dall’artrite e a tenere a bada la moltitudine di parenti e amici dei lui, tutti ugualmente disordinati e con caratteri molto bellicosi e difficili. Francesca sposò Garibaldi soltanto nel 1880, due anni prima che egli morisse, ma intanto aveva già avuto da lui tre figli, Rosa, morta a 18 mesi, Manlio e Clelia, che vivrà da sola nella Casa Bianca fino al 1959.
Nei ventisei anni che Garibaldi passò a Caprera come agricoltore ed allevatore si curò di non alterare la natura dell’isola se non introducendo un gran numero di pini ad alto fusto per ombreggiare e uno di essi, piantato in occasione della nascita di Clelia, occupa oggi l’intero cortile della casa. Sfinito dalla malattia che lo aveva tormentato per decenni, il due giugno 1882, Garibaldi riposava nel suo studio trasformato in stanza da letto, vennero a posarsi sul balcone due capinere che cinguettavano con decisione. Francesca voleva cacciarle perché non disturbassero gli ultimi momenti del Generale. Egli la fermò dicendole che erano senz’altro le sue due bimbe che venivano a salutare un’ultima volta il loro papà e pregò la moglie di dar loro sempre da mangiare e di proteggerle ora che egli non sarebbe più stato in grado di farlo.
In quel giorno Garibaldi morì e il primogenito Menotti, che adorava e conosceva il padre più di ogni altro fermò le lancette dell’orologio alle 18:22.
Il testamento in cui il Generale chiedeva di essere cremato e che le sue ceneri fossero disperse sulla sua amata isola non venne rispettato ed il suo corpo, imbalsamato, rimane ancora oggi sepolto in una splendida e grezza tomba di granito locale. Per cento anni, fino al 1982, la tomba dell’eroe è stata costantemente presidiata dal picchetto d’onore della Marina Militare Italiana.
Proprio da quell’anno, con la stipula della Triplice Alleanza, il regno d’Italia inizio a fortificare le isole, militarmente strategiche, in funzione antifrancese, con un gran numero di opere di artiglieria da costa, fortificazioni e casermaggi che cambiarono il volto della Caprera garibaldina.
La Casa Bianca divenne Museo nel 1978 e consente oggi ai visitatori di assaporare le piccole cose come gli attrezzi di lavoro e da cucina, le carrozzelle su cui, ormai immobile, passava le giornate a scrivere o a guardare il mare e cimeli di eccezionale valore storico come lo stendardo della Legione Italiana degli anni sudamericani, il poncho, le camicie rosse, i berretti e le armi che anno accompagnato Garibaldi nelle sue campagne. In ogni angolo, sotto ogni pino di Aleppo, vicino ad ogni tafone, in ogni spiaggia e nel costante vento dell’isola si sente forte la sua presenza ed il suo amore per la vita e per la Patria.