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Il Santuario dei Cetacei: un paradiso negli abissi

Il Santuario dei Cetacei è un'area protetta che si estende nell'alto tirreno a tutela dei mammiferi marini e del loro habitat.

Il tratto di mare compreso tra Liguria, Provenza e Sardegna settentrionale registra nei mesi estivi una straordinaria presenza di cetacei di ogni specie frequentatrice delle acque del Mediterraneo.

Le specie del Santuario dei Cetacei

Il segreto di questa stupefacente rappresentanza di specie consiste nella notevole quantità di sostanze nutritive che le correnti fanno risalire dai profondi fondali. 

Le caratteristiche oceanografiche favoriscono, infatti, le correnti di risalita chiamate “upwelling”, che determinano le condizioni ideali per l’alimentazione dei cetacei. 

Esse sono infatti ricchissime di nutrienti che attivano ricche catene trofiche dai microorganismi alle prede naturali dei grandi mammiferi marini.

Tra i frequentatori del cosiddetto Santuario dei Cetacei si osservano abitualmente esemplari di balenottera comune (Balaenoptera physalus), di stenella (Stenella coeruleoalba), di capodoglio (Physeter catodon), di globicefalo (Globicephala melas), di grampo (Grampus griseus), di tursiope (Tursiops truncatus), di zifio (Ziphius cavirostris) e di delfino comune (Delphinus delphis).

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La nascita di una coscienza ambientale

A partire dai primi anni Novanta viene istituita una zona di divieto di utilizzo delle reti da posta derivanti nel tratto di mare compreso tra Punta Mesco (confine est ligure), Cape d’Antibes e Capo Corso. Una seconda iniziativa è poi fortemente voluta dall’Istituto Tethys e presentata al Principato di Monaco nel marzo 1991 con il nome di “Progetto Pelagos”, che ispira nel 1993 una sinergia tra Italia, Francia e Principato di Monaco. I tre Paesi sottoscrivono a Bruxelles una Dichiarazione congiunta per l’istituzione di un “Santuario mediterraneo per i mammiferi marini”.

Nel 1998 il Ministero dell’ambiente italiano avvia il progetto di una area protetta marina denominata “Santuario dei Cetacei” ed intraprende iniziative per estenderla alle acque territoriali dei Paesi confinanti ed alle acque internazionali.

I Paesi firmatari si impegnano dunque a proteggere i mammiferi marini di ogni specie e il loro habitat, tutelandoli da ogni impatto negativo dovuto alle attività umane.

Il Progetto trova finalmente il proprio compimento nell’ottobre del 2001.

Sardegna in immagini

Il Canyon di Caprera

Si può dire che l’arcipelago di Caprera si trovi nel cuore dell’area creata per proteggere i mammiferi marini. Nel 2010 l’Università di Sassari, con il contributo del Parco Nazionale Arcipelago di La Maddalena, organizza un progetto che rappresenta la prima indagine scientifica dedicata allo studio di piccoli e grandi cetacei nell’area del Canyon di Caprera e nelle aree limitrofe.

Tra le attività è inoltre contemplato il monitoraggio di altri abitanti dell’arcipelago come le tartarughe marine (Caretta caretta), i diavoli di mare del Mediterraneo (Mobula mobular), gli squali verdesca (Prionace glauca) ed esemplari di avifauna marina protetta, come il raro uccello delle tempeste (Hydrobates pelagicus).

Il cosiddetto Canyon di Caprera, dove la costa orientale della splendida isola selvaggia si inabissa rapidamente con le sue rocce di granito per oltre mille metri, offre spesso la possibilità di avvistare ed avvicinare specie rare e spettacolari di cetacei pelagici, altrimenti difficili da vedere in prossimità delle coste.

In questa zona forti correnti, conosciute come “il giro di Bonifacio”, favoriscono lo sviluppo della catena alimentare. Questo fenomeno rende la zona ricca di vita, ma purtroppo contribuisce anche alla diffusione di elementi inquinanti come le macro e microplastiche. Al fine di sensibilizzare su questo grave ed invasivo intervento umano, nascono iniziative come i progetti “Settimane Natura & Ambiente” del Centro Velico Caprera, l’evento “Basta con la plastica ” dei volontari di La Maddalena e serate come “La Notte delle Balene” a Porto Rafael.

L’Associazione One Ocean Foundation dal 2021conduce anche un monitoraggio acustico di profondità con registratori che, lontano dalla presenza umana, studiano i diversi comportamenti dei cetacei in base ai suoni che emettono e quanto l’inquinamento acustico umano possa alterarli.

L’impatto delle attività umane in mare aperto, dell’inquinamento chimico ed acustico, le influenze negative sulla catena alimentare sono le principali cause della diminuzione e delle alterazioni comportamentali di questi grandi, intelligenti ma sensibili animali.

Non va dimenticato che sull’isola di Caprera, nel suggestivo antico borgo di Stagnali, opera dal 2000, in collaborazione con il Parco Nazionale dell’Arcipelago della Maddalena e il C.T.S, Centro Turistico Studentesco Giovanile, il Centro Ricerca Delfini.

Il Centro organizza visite guidate da personale qualificato di “dolphin watching”, in cui, soprattutto nei mesi in cui i rumorosi diportisti si riducono, è facile avere incontri con gli esemplari stanziali di delfino, con tartarughe marine che riposano in superficie e, spesso, con il tanto solenne ed immenso quanto innocuo squalo elefante, una delle specie a maggior rischio di estinzione.

Il Centro si occupa inoltre di offrire una serie di iniziative di valore pedagogico e culturale attraverso filmati, lezioni, percorsi formativi e conferenze su temi naturalistici ed ambientali.

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Uomini per i delfini

Nel 2021 è nata una meravigliosa iniziativa, l’evento “Swim for dolphins”, organizzato da Sea Me Sardinia e finalizzato alla raccolta di fondi a sostegno dello studio e della conservazione dei cetacei nel Mediterraneo. Nuotatori esperti, in nome dei cetacei, si immergono a Cala Garibaldi e, con un’impegnativa nuotata di circa otto ore, percorrono i 23 chilometri necessari per circumnavigare l’isola di Caprera.

Di tutte le preziose iniziative per la salvaguardia dei mammiferi marini, questa è senz’altro la più toccante e simbolica, perché ci riporta al confronto più naturale tra l’uomo e il mare.

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