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Arcipelago Maddalena Vacanze Marine

Arcipelago Maddalena: due secoli di storia

L’arcipelago granitico di La Maddalena è, con La Spezia e Taranto, uno dei porti militari marittimi più importanti del Mediterraneo e comprende sette isole principali: La Maddalena, la sola con un centro abitato, Caprera, Santo Stefano, Spargi, Budelli, Santa Maria e Razzoli.

L’arcipelago, conosciuto dai romani con il nome di Isole Cunicolari, dai genovesi come Isole dei Carugi (nome popolare dei vicoli di Genova), verso la fine del XVIII secolo prese il nome di Isole Intermedie per la sua posizione tra la Sardegna e la Corsica.

Due secoli di storia

La Maddalena ha avuto nel corso dei secoli una ricchissima storia di eventi, sempre legati alla strategica ubicazione dell’arcipelago. In queste piccole isole hanno fatto la loro comparsa personaggi illustri, protagonisti di avvenimenti storici di importanza mondiale. 

Da Napoleone, che qui conobbe il primo amaro sapore della sconfitta, a Nelson che scoprì nelle acque dell’arcipelago i fondali più idonei per seguire da vicino le mosse del suo nemico. 

Da Garibaldi, eterno irrequieto che trovò pace nell’eremo di Caprera, a Mussolini, che meditò da prigioniero nel silenzio di Villa Webber.

Giacobinismo e lealismo: Nelson, Napoleone e Domenico Millelire

Il Trattato di Londra del 1718 assegnò la Sardegna ai Savoia e il Trattato di Versailles del 1768 assegnò la Corsica alla Francia.  

Casa Savoia entrò in possesso della Sardegna con in dote il regno ceduto con tutte le sue pertinenze. Una squadra navale inviata nell’arcipelago notificò che chiunque dimorasse nelle isole avrebbe potuto permanere soltanto in un contesto di sudditanza alla Corona sabauda. 

La Corsica si sentì tradita ed il Trattato di Versailles non risolse il contenzioso. 

Il 22 febbraio 1793 un naviglio franco-corso salpò con 700 uomini, tra cui anche il giovane capitano d’artiglieria Napoleone Bonaparte, per invadere l’isola di La Maddalena e, durante la notte, Domenico Millelire con pochi uomini imbarcò un cannone e lo trasportò a Punta Tegge di fronte al nemico, dove fece fuoco costringendolo a riparare a Palau. 

Il giorno seguente i francesi invasero Santo Stefano e iniziarono a bombardare La Maddalena. 

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Il giorno 24 febbraio Domenico Millelire raggiunse il lato opposto a Santo Stefano e cannoneggiò il nemico, costringendo i francesi alla ritirata. 

Il 6 aprile 1793 Millelire venne insignito della prima medaglia d’oro della Real Marina Sarda.

Nel 1803, nello scontro marittimo tra Francia e Inghilterra, l’ammiraglio Nelson scelse La Maddalena come base operativa nel Mediterraneo, con il consenso del re Carlo Felice. 

In novembre i maddalenini videro comparire di fronte a Cala Gavetta le tredici navi della flotta inglese, con l’ammiraglia Victory in testa. 

Quest’ ultima, ancorata a La Maddalena, era in quel momento il punto nodale dei destini del mondo.

Da quella nave dipendeva il futuro dell’astro napoleonico e il destino attendeva Bonaparte ancora una volta tra quelle isole.

Sardegna in immagini

La quiete garibaldina

L’isola di Caprera dal 1849 al 1882 ospitò Garibaldi con la sua famiglia, che scelse l’arcipelago come patria elettiva.

Il generale aveva messo piede per la prima volta a La Maddalena, proscritto dal Piemonte, in esilio verso Tangeri.

Nel 1856 si stabilì a Caprera, iniziando la costruzione della propria dimora e azienda agricola, oggi grande meta turistica.

Durante tutta la sua vita, costantemente impegnato in fatti d’arme, non vide l’ora di rientrare nella sua isola.

In questo periodo si è soliti parlare di quiete garibaldina, perché l’arcipelago, durante la permanenza di Garibaldi fino al 1882, anno della sua morte e della firma della Triplice Alleanza, non visse grandi tensioni con la vicina Francia. 

La politica umbertina di avvicinamento alla Germania riaccese però le tensioni con la Francia, dando il via al periodo di maggior fortificazione sul territorio.

In un eventuale conflitto contro la Francia, infatti, divenne indispensabile individuare un centro strategico per il dominio navale sul Tirreno, ubicato il più vicino possibile al litorale maggiormente minacciato: Liguria e Toscana.

Per questo motivo la scelta cadde necessariamente su La Maddalena.

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Arcipelago Maddalena: gli anni durante il Fascismo e il Secondo conflitto

I maddalenini caduti nella Grande Guerra furono 158 e i giovani smobilitati alla fine delle ostilità tornarono fortemente provati dall’esperienza bellica.

Con il regime fascista e con il Patto d’Acciaio si inasprì la politica antifrancese e ancora una volta l’arcipelago venne rafforzato con nuovi e pesanti impianti militari.

Mussolini visitò, in qualità di capo del governo, tre volte La Maddalena. La prima volta nel 1923 per visitare la casa di Garibaldi e rendere omaggio alla sua tomba. La seconda visita ebbe luogo nel 1935 in divisa della Milizia e la terza nel 1942 come comandante supremo delle Forze Armate. Il 7 agosto del 1943 Mussolini venne rinchiuso a Villa Webber a La Maddalena, fino al 28 agosto, quando fu trasferito sul Gran Sasso.

Dalla comparsa del turismo alla riconversione delle opere militari

Nei primi anni Cinquanta del secolo scorso, l’arcipelago, da sempre usato soltanto come fortezza, perse questa funzione e si iniziò ad assistere al decadimento delle opere militari.

Gli isolani non immaginavano però un’altra funzione della loro terra.

Non si conosceva alcuna forma di turismo.

Nessuno si poneva il problema di chi fossero i terreni intorno alle batterie o quelli che giungevano fino al mare.

Le spiagge erano da sempre considerate un bene comune che tutti potevano utilizzare. La giornata al mare era considerata un’occasione per stare insieme assaporando le prelibatezze gastronomiche portate dalle famiglie.

Tutti evitavano il più possibile il sole, che non era affatto amato come oggi e fare il bagno era più che altro un gioco per bambini.

Gli isolani non avevano termini di paragone per giudicare la bellezza delle loro spiagge che venivano scelte in base alla facilità nel raggiungerle a piedi o ai ripari naturali che offrivano.

In quegli anni arrivò poi qualcuno “di fuori” affermando che quei luoghi non solo erano belli, ma soprattutto potevano costituire una notevole fonte di reddito.

Il “peccaminoso” Club Med che rivoluzionò l’arcipelago

Racconta Oriana Fallaci nel suo libro Il sesso inutile: “Andavo a trovare Clelia Garibaldi a Caprera e non c’era nessuno sull’isola all’infuori di lei, due pastori e le pecore, la tomba di papà; ma un giorno erano venuti i turisti e avevano invaso la pineta, le spiagge, e lei ne aveva avuto tanto dolore che il suo cervello aveva perso ogni lucidità”.

Il trauma di Clelia non fu certo un caso isolato.

Infatti, a memoria d’uomo, è impossibile trovare a La Maddalena, e pure in nessun’altra parte della Sardegna, un cambiamento tanto radicale dei costumi come quello provocato, nel 1955, dall’insediamento a Caprera del Village Magique, con le sue prime turiste in bikini propense a socializzare con gli abitanti del luogo.

L’isola, ancora scioccata dai bombardamenti e dallo sbarco degli Alleati, con problemi all’Arsenale militare per i licenziamenti sempre più consistenti degli operai, non aveva mai avuto modo di pensare al turismo come fonte di reddito alternativo o sussidiario a quello militare o comunque statale.

I vantaggi economici, che senza dubbio vi erano visto che si doveva garantire all’inizio la sopravvivenza quotidiana di un paio di migliaia di persone, presto si ridussero, scontrandosi con la scarsa propensione al commercio degli abitanti, sorpresi e travolti dagli eventi.

I giovani locali, studenti in testa, ma pure operai, aspettavano da quel luglio del 1955 la nuova stagione, pronti in fila allo sportello dell’Ufficio di Collocamento, per essere assunti come manutentori, aiutocuochi, camerieri, bagnini, lavapiatti e persino addetti all’economato.

Non furono rari i matrimoni con le turiste straniere, né furono rari i giovani locali che girarono l’Europa al seguito dei più importanti Club Mediterranée, sia estivi sia invernali.

Il Club Med ripagava La Maddalena costituendo il suo più valido sponsor internazionale, forse secondo al solo Garibaldi.

La riconversione delle opere militari

Nel 1954 venne stipulato un accordo segreto fra Italia e Stati Uniti che prevedeva la realizzazione di una base militare a La Maddalena, pur essendo però tutto il potere decisionale solo in mano agli americani.

Negli anni Sessanta iniziò ad ospitare sottomarini nucleari e personale militare italiano e statunitense.

Per tutta la durata della guerra fredda le basi dell’arcipelago mantennero e incrementarono le proprie strutture e i propri armamenti.

Anche dopo la fine di quest’ultima gli americani continuarono a potenziare la base, decidendo anche di costruirne una nuova, ma nel 2003 l’incidente del sottomarino Hartford, incagliatosi nelle acque di Santo Stefano, iniziò ad orientare l’opinione pubblica verso una smilitarizzazione dell’arcipelago.

Nel 2005 gli Stati Uniti annunciarono di voler abbandonare la base per mutati interessi geopolitici.

Negli ultimi decenni le amministrazioni si sono fortemente impegnate a valorizzare tutte le risorse dell’isola per far sì che l’arcipelago, parco nazionale, possa finalmente diventare un paradiso per un turismo intelligente e consapevole.

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