Racconta Oriana Fallaci nel suo libro Il sesso inutile: “Andavo a trovare Clelia Garibaldi a Caprera e non c’era nessuno sull’isola all’infuori di lei, due pastori e le pecore, la tomba di papà; ma un giorno erano venuti i turisti e avevano invaso la pineta, le spiagge, e lei ne aveva avuto tanto dolore che il suo cervello aveva perso ogni lucidità”.
Il trauma di Clelia non fu certo un caso isolato.
Infatti, a memoria d’uomo, è impossibile trovare a La Maddalena, e pure in nessun’altra parte della Sardegna, un cambiamento tanto radicale dei costumi come quello provocato, nel 1955, dall’insediamento a Caprera del Village Magique, con le sue prime turiste in bikini propense a socializzare con gli abitanti del luogo.
L’isola, ancora scioccata dai bombardamenti e dallo sbarco degli Alleati, con problemi all’Arsenale militare per i licenziamenti sempre più consistenti degli operai, non aveva mai avuto modo di pensare al turismo come fonte di reddito alternativo o sussidiario a quello militare o comunque statale.
I vantaggi economici, che senza dubbio vi erano visto che si doveva garantire all’inizio la sopravvivenza quotidiana di un paio di migliaia di persone, presto si ridussero, scontrandosi con la scarsa propensione al commercio degli abitanti, sorpresi e travolti dagli eventi.
I giovani locali, studenti in testa, ma pure operai, aspettavano da quel luglio del 1955 la nuova stagione, pronti in fila allo sportello dell’Ufficio di Collocamento, per essere assunti come manutentori, aiutocuochi, camerieri, bagnini, lavapiatti e persino addetti all’economato.
Non furono rari i matrimoni con le turiste straniere, né furono rari i giovani locali che girarono l’Europa al seguito dei più importanti Club Mediterranée, sia estivi sia invernali.
Il Club Med ripagava La Maddalena costituendo il suo più valido sponsor internazionale, forse secondo al solo Garibaldi.