
Ci sono nella nostra penisola luoghi magici, che legano la loro storia ad aneddoti e leggende. Altri luoghi, invece, sono famosi per le attività che si svolgono. Pesariis è uno di questi.
Il visitatore, infatti, nel varcare l’ingresso del sito, si trova magicamente trasportato indietro di due millenni in una sorta di capsula del tempo che ha conservato la quotidianità di una città romana e dei suoi diecimila abitanti paralizzati tragicamente dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
Un luogo che dona ai suoi visitatori sentimenti ed emozioni contrastanti, ogni angolo è ricco di tragedia e fascino al tempo stesso, un inusuale e imparagonabile connubio di disperazione e meraviglia.
Visitare Pompei significa assaporare la ricchezza della cultura che ci circonda ma anche immedesimarci nei suoi abitanti il cui grido riecheggia anche tra le mura della città.
Porta Marina è una delle sette porte di Pompei, la più imponente e meravigliosa, costituisce l’ingesso alla città dal lato occidentale.
Un’opera costruita con un impasto di pietre e malta risalente all’80 a.C., la porta presenta due passaggi: quello più alto destinato all’ingresso dei cavalli e quello più piccolo per far accedere le persone.
La cinta muraria della città si staglia all’orizzonte accogliendo i visitatori in luogo senza tempo.
La sensazione che tutti proviamo varcando Porta Marina ed avvicinandoci al Foro di Pompei è un violento insieme di meraviglia, stupore, terrore ed empatia.
L’aspetto archeologico ed artistico di eccezionale interesse si mescolano fin da subito con il lato umano coinvolto in una tragedia di proporzioni apocalittiche.
Questa sensazione non ci abbandona e cresce fino a farci identificare con un abitante della città ed è in questo istante che veniamo rapiti da una emozione unica e travolgente.
I nostri sogni, la nostra grandezza e le nostre piccolezze di fronte alla cieca e smisurata potenza della natura.
Con questo stato d’animo tutto rivive intorno a noi.
Il centro commerciale di Pompei, il Foro, si manifesta con tutta la vivacità delle sue botteghe e gli edifici sede della attività politica ed amministrativa, il macello, le terme, tutto rivive e ci cattura in quell’ultimo giorno.
Il Tempio di Apollo, di Venere e di Giove accolgono i fedeli con le liturgie dei sacerdoti mentre noi ci avviamo verso la meravigliosa Villa dei Misteri, dove i residenti godevano ogni giorno della vista del golfo di Napoli.
La via del Foro ci conduce alla imponente Casa del Fauno in cui sono magnificamente riprodotti il mosaico in cui Alessandro Magno sconfigge i Persiani e la statua del Fauno.
La quotidianità e l’intimità dei pompeiani è tangibile soprattutto visitando le Terme Centrali.
Come in tutto il mondo romano, erano tra le massime occasioni di socializzazione e di “savoir vivre” di ogni fascia sociale.
Ci sentiamo piccoli e in coda con gli abitanti, cui ormai apparteniamo, quando ammiriamo il Teatro Grande e il Teatro Piccolo, in grado di offrire concerti e rappresentazioni teatrali a più di seimila spettatori.
Nulla però di fronte allo smisurato Anfiteatro dove ventimila spettatori assistevano ai combattimenti tra gladiatori, costruito dopo il 70 a.C. ha il privilegio di essere il più antico del mondo.
Una costruzione voluta dai duoviri Gaio Quinzio Valgo e Marco Porcio per presentare ai cittadini i grandiosi combattimenti tra i gladiatori e i giochi circensi.
Un contesto architettonico destinato ad essere scenario di spettacoli cruenti e ricoperto dalla cenere, per riemergere poi con gli scavi borbonici nel Settecento.
Ci sono nella nostra penisola luoghi magici, che legano la loro storia ad aneddoti e leggende. Altri luoghi, invece, sono famosi per le attività che si svolgono. Pesariis è uno di questi.
Le Grotte di Toirano sono un complesso di grotte generate dal fenomeno carsico in Liguria, nei pressi del paese di Toirano.
Per quanto già trasformati dal nostro percorso il vero trauma ci attende nell’Orto dei Fuggiaschi.
Una vera e propria istantanea del terrore è di fronte a noi nei calchi di uomini, donne, bambini e animali imprigionati dalla cenere bollente che si solidificò imprigionando corpi, posture ed espressioni nel loro ultimo istante.
Era il 5 febbraio del 1863 quando il direttore degli scavi Fiorelli ebbe la straordinaria intuizione di far colare del gesso nelle cavità che lo strato di cenere compatta presentava.
Restiamo immobili e impotenti di fronte a questa sorta di statue che ci ammutoliscono in tutta la loro tragicità.
Ecco Pompei, dove tutto ciò che ci circonda ha un inestimabile valore archeologico, storico ed artistico ma dove, ovunque, tutto è sovrastato dalla straordinaria esperienza di una condivisione di sensazioni e sentimenti di uomini come noi.
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